Slayers New Side Stories
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1) IL BANDITO ED IL PRINCIPE
Di KillKenny
FF collegata al ‘ciclo’ di Slayers New
“Saillon. La città capitale della magia bianca.
Fonte di luce e giustizia all’interno della Penisola dei Demoni.
Una città in cui non esistono malvagità, né ingiustizie… Sciocchezze! Anche
qui esistono marcio e ingiustizie. Chi può dirlo meglio di me, che sono un
Custode? Il mio compito è osservare, e riesco fin troppo bene ad individuare il
marcio che portate tra di voi.
Ummh… come al solito, quell’umano così interessante sta per cacciarsi in
altri guai… vediamo cosa succederà oggi…”
………
Sporco. Sporcizia e povertà. Ecco tutto quello che il giovane Khostan Bothari
aveva ricevuto dalla vita. E come sempre, i metodi di sopravvivenza per quelli
che, come lui, erano nati nei bassifondi erano due: emigrare… o rubare.
Bothari aveva scelto la seconda via, quella più difficile: poiché disprezzava
coloro che, messi di fronte ad un ‘bivio’, sceglievano la via più facile;
lui non voleva, non poteva comportarsi come loro. Era l’unica cosa buona che
gli avesse insegnato la madre.
Nei suoi 17 anni di vita, Bothari aveva già conosciuto la fame, il dolore… la
solitudine di un’infanzia triste, vissuta senza un padre… la morte, che si
era presa l’unica persona a lui cara: sua sorella, stroncata da una
polmonite… la madre l’aveva abbandonata da fin troppo tempo.
“Da brava, guardia idiota… girati, così posso stenderti e fregarti la
paga… e vivere un altro giorno…” Improvvisamente, un urlo… <Fermo,
piccolo ladro! In nome della Giustizia, non posso permetterti di compiere un
simile atto!> Dopo di che il pazzo (perché è questo che era, agli occhi del
giovane) si lanciò su di lui… OO dal balcone sopra di lui, atterrandogli
addosso… Bothari non conosceva le arti marziali, né altre forme di
combattimento, ma una vita nelle strade gli aveva insegnato a cavarsela fin
troppo bene… ma purtroppo quello era un osso duro! Dopo 5 minuti di lotta, le
guardie, avvertite dal loro collega, erano arrivate… ma il giovane furfante se
l’era filata, lasciandosi dietro (anche se non lo sapeva) un pesto, malconcio
e ridacchiante Philionel El Saillone, giovane principe del Regno!
………
Passò un pò di tempo… e il giovane principe ritrovò il giovane ladro, suo
coetaneo per età, ma non per ceto sociale… siccome aveva con sé del cibo
(cosa sempre gradita, nei bassifondi, o, come lo chiamavano quelli che ci
abitavano, Inferno) Bothari si fermò ad ascoltarlo.
<Sei molto bravo, soprattutto nel muoverti e nel combattere: sono stato su
quel balcone a vederti per circa 10 minuti, e devo dire che mi hai stupito!>
Disse all’improvviso il suo interlocutore.
<Perché mi hai spiato?> Chiese incavolato il teppista.
<Ti risponderò con un’altra domanda: perché un giovane con così tanto
talento deve rubare per vivere?> Domandò Philionel
<Per il semplice motivo di essere nato qui! Nascere qui, all’In.… nei
bassifondi, vuol dire essere esclusi da qualunque cosa! Per quelli come me, o si
emigra o si diventa ladri! Ecco il perché!>
La risposta sorprese Philionel, che gli domandò, all’improvviso, se voleva
diventare suo amico.
<Io e te, amici? Un nobile come te e uno scarto dei bassifondi come me? Ma
sei PAZZO?!?>
<No. E solo che me ne frego di differenze sociali e altre c***ate di questo
genere.> la risposta, detta in un modo così… schietto e volgare, come si
usava lì all’Inferno, fece scoppiare a ridere Bothari, subito seguito da
Philionel.
………
Passò il tempo, il giovane teppista entrò nell’Esercito di Saillone, e
trasferito poi, per ordine reale, alla Guardia Cittadina… in pratica,
Philionel aveva trovato il modo di avere vicino l’unico vero amico che avesse
in città, fuori da quella corte che giorno dopo giorno lo disgustava. Poco
tempo dopo, Bothari venne assegnato come compagno d’allenamenti e guardia del
corpo del Principe Philionel: con la sua esperienza, era l’ideale per la
protezione di quel principe così irrequieto e anticonformista.
Un giorno…
<Hai deciso di partire, vero?> Chiese un ormai trentenne Philionel a
Bothari, stessa età.
<Sì. Non darò le dimissioni, perché l’Esercito è la mia vita, ma devo
viaggiare per poter migliorare me stesso… e poter veder il mondo fuori dal
Regno di Saillone.>
<Tornerai, un giorno? Io e mia moglie Valeria potremmo aver bisogno di una
guardia del corpo come te.> Chiese Philionel, per fugare i suoi stessi dubbi.
<Se avrete bisogno… tornerò. Statemi bene… e vedete di dare al Vecchio
uno o due nipotini, che magari si addolcisce.> Il principe, sposo novello,
arrossi istantaneamente.
“Buon dio, che caso pietoso: rozzo, fissato con la Giustizia, forte come un
toro… ma di fronte alle cose ‘importanti’ è peggio di un bambino!” Pensò
Bothari, avviandosi verso il mondo esterno… verso l’avventura.
………
Passarono 17 anni… e Bothari tornò. Ma non era più lo stesso: nel suo
peregrinare si era persino sposato… aveva avuto una bambina, Elena…
l’unico ricordo della sorella da tempo scomparsa, di cui portava il nome… e
della madre, morta in un attacco di demoni: la piccola si era salvata… ma la
madre era morta, e Bothari impazzito.
Anche Philionel aveva avuto le sue gioie, due bambine, Gracia (che somigliava
tantissimo alla madre) e la piccola Amelia (che del padre aveva gli stessi
capelli neri); ma anche i suoi dolori: Valeria era morta, uccisa da un
assassino. Uniti nella tristezza e nelle felicità, il principe ed il bandito
ricominciarono a vivere.
Qualche mese dopo, piena notte…
La giovane principessa Gracia Ul Naga Saillone si stava preparando a fuggire,
per viaggiare, per apprendere nuovi incantesimi… per rimediare alla sua
debolezza, che gli aveva impedito di salvare la madre.
<Perdonatemi, ma è una cosa che devo fare> Disse, più a se stessa che ad
altri…
<Cosa dovresti fare? Fuggire da te stessa? Dal tuo rimorso? Non ci riuscirai:
te lo dicono degli esperti.> Disse una voce dal buio.
<Oh si, noi lo conosciamo, sìsìsì che lo
conosciamo… lo conosciamo benissimo> disse un’altra, molto più
anomala.
<Tu sei l’ultimo a poter dire una cosa simile, Bothari. E se vuoi provare a
fermarmi…> La massiccia guardia del corpo uscì dall’ombra.
<Non te lo impediremo. La vita e tua, e hai il diritto di fare come ti
pare.> <Oh sì, hai ragione, come hai
ragione…> <Solo, vorrei darti questa: anche se non la userai,
potrebbe comunque tornarti utile.> disse, porgendole una spada (La stessa che
noi abbiamo visto negli OAV nd KK).
<… Grazie… Prenditi cura di mio padre e di Amelia.>
<Lo faremo, contaci.> <Lo faremo, oh sì.
Noi siamo grati al Principe… lui ci ha tirato fuori dall’Inferno, noi lo
aiuteremo sempre!> Con un Levitation, Gracia partì… verso
l’ignoto, verso molte avventure… ma questa è un’altra storia.
Stretta
la foglia,
larga la via
dite la vostra,
ch'io ho detto la mia.
FINE
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2)QUELLO CHE UN UMANO PUÒ.
Di KillKenny
FF collegata al ‘ciclo’ Slayers New
“Diviso in sette parti, sigillato
nel cuore di creature mortali.
Nella mia prigionia, credevo di aver capito quali sono i limiti dei sentimenti
umani…
Pensavo di sapere fin dove una persona può arrivare per disperazione…
Ma non sapevo ancora cosa può fare un umano per chi gli è caro.
E fu proprio il più problematico dei miei ‘ospiti’ a insegnarmelo…
Lasciate che vi racconti come accadde, e come fu che Rezo Greywords m’insegnò
la forza dei sentimenti umani…”
“Sto impazzendo… o forse no?
Probabilmente qualcuno stà provando a manipolarmi… illuso!
Io sono Haka Houshi Rezo, uno dei Cinque Saggi! Alla fine, sarò io a vincere
questa sfida!
<* Ne sei sicuro, Umano? Sei così sicuro della tua forza?*>
<*Chi sei? Come puoi parlare nella mia mente?*> Chiedo, spavaldo come mio
solito.
<*Chi sono? Sono il ‘folle’ che ti sta sfidando… Sono colui che dimora
dentro di te… sono la tua condanna all’oscurità, sono Shabranigdo!*>
Mi si gela il sangue nelle vene… Shabranigdo… ho dentro di me una delle
sette parti del Re Demone? Ed è a causa sua se sono cieco?
<*Cosa vuoi, da me?*>
<*Hahahahaha… Umano, cosa ti fa pensare che tu possa offrirmi qualcosa? Io
otterrò COMUNQUE ciò che voglio… la libertà… tramite il tuo corpo!*>
Cerco di pensare SUBITO a qualcosa… ma cosa posso fare?
Per me ormai non c’è più nulla da fare…
Il mio pensiero corre ai figli del mio defunto nipote… il piccolo Zelgadiss,
di neanche 5 anni, e Reiki… che è appena nata… perdendo subito dopo la
madre…
Come potrò salvarli dalla furia di Ruby–eye?”
“Ecco lì, l’umano sì e reso
conto di aver sfidato qualcuno al di sopra delle sue possibilità… chissà
cosa tenterà di fare? Sento la sua disperazione… e un umano disperato può
abbassarsi a qualunque cosa…
<*Posso fare un accordo con te?*> Mi chiede lo sciocco.
<*Certo che puoi.*> Povero illuso, se pensa di poter salvarsi, glielo
lascerò credere…
<*Ti chiedo solo di poter salvare… da me stesso… da TE… i miei due
nipoti.*>
Rimango sorpreso dalla sua richiesta… non ho mai capito quei sentimenti che
gli umani possono provare e che non ci possono nutrire… poi, incuriosito,
decido di rispondere.
<*Accetto, Umano… ti permetterò di portare la piccola in un posto dove sarà
al sicuro… e darò al giovane la forza per sopravvivere al mio avvento.*>
Ho trovato nella mia memoria un incantesimo che mi consentirà di avere poi un
subordinato d’eccezione… darò forza al giovane… ma non come pensa
lui…”
“È passato molto tempo… grazie ai poteri di Shabranigdo, ho potuto portare
Reiki in un tempio di cui sapevo l’esistenza… spero che lì sia al sicuro…
Lui si sta preparando a prendere possesso della mia mente… ma almeno, Zel e
Reiki saranno al sicuro… e questo mi basta.
<*Dì addio al mondo, Umano.*> Accetto serenamente queste parole… ormai,
per me è finita… ma loro se la caveranno… sprofondo in un baratro nero, e
la risata del Ma-ou è l’ultima cosa che sento…”
“Dopo aver preso possesso della
mente di Rezo, ho trasformato il giovane Zelgadiss in una chimera… la forza
che gli ho dato è stata utile… ora ho potuto realizzare l’Avvento… emergo
nella forma Beast di fronte a un gruppo di avventurieri umani… uno di loro, un
mago, mi scaglia contro un Dragon Slave… non sapendo che contro di me è
inutile… ma la battaglia ha ridestato la coscienza di Rezo… ho concesso a
quegli umani una scelta: possono affrontarmi o fuggire… io non li cercherò.
Dopotutto, hanno contribuito a risvegliarmi…”
“Vengo svegliato dal mio sonno… la prima volta, dall’urlo di morte di due
umani… come lo ero io… che si sono scagliati con coraggio contro Shabranigdo…
Poi torno nelle tenebre… a svegliarmi un’altra volta, è la voce di una
ragazza… quella maga… Lina… vuole scagliare un incantesimo di LoN contro
di Lui? Non ce la farà mai… da sola. Mi chiede di aiutarla… Ormai non ho più
nulla da perdere: attendo che finisca di evocare l’incantesimo… tramite il
mostro che è diventato il mio corpo, do un ultimo sguardo al cielo…”
“<*No! Maledetto pazzo! Ti
rendi conto che moriremo?*> Chiedo a Rezo, mentre quella lama di tenebre, da
cui emana il Suo potere si avvicina a me… inerme, a causa di quell’umano che
credevo di aver sconfitto…
<*Sì… ma almeno tu non farai più del male a nessuno! Hai sbagliato a
sottovalutare gli esseri umani… e ora ne paghi le conseguenze!*>
Ho davvero fatto un simile errore? Se è così, sono lieto che la mia sconfitta
sia avvenuta per mano di così validi nemici… mentre il mio corpo si disgrega,
riesco a rivolgere i miei ‘omaggi’ a quegli umani che mi hanno battuto…
poi torno nell’incoscienza, in attesa che il mio corpo sepolto nei ghiacci
venga dissigillato… o che un altro frammento si attivi.”
…Così comincia un’altra storia
Piena di sorprese
E di magiche virtù…
Fine
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3)PER IL MIO AMORE.
Di KillKenny
FF collegata al ‘ciclo’ Slayers New
Un’antica miniera ad ovest di Elmekia, primo pomeriggio.
Quella miniera era da sempre un luogo… pericoloso. Evitato da tutti.
Non perché fosse pericolante: chi vi risiedeva stava attento che non vi fossero
problemi di quel genere.
Non era infestata da fantasmi. Anzi, le popolazioni locali avrebbero preferito i
fantasmi, rispetto agli ‘inquilini’ abituali.
Cosa vi risiedeva? Un demone minore, che in quella vecchia miniera d’argento
aveva ricavato una taverna per la feccia come lui; e un vecchio Drago Dorato,
sopravvissuto per puro miracolo ad uno scontro col Dragon Slayer… e che, dopo
aver perso un braccio nell’occasione aveva deciso di smettere di combattere, e
si era messo in ‘affari’ con quel ‘vecchio’ e stanco Brass Demon, anche
lui in fuga dalla guerra.
La loro clientela?
Demoni e mostri; come i Troll, gli Orchi, i Drow… ma, caso strano, anche Elfi,
Nani, e altri umanoidi che andavano di fretta e non si fidavano delle locande
umane.
Lì dentro vigeva una sola regola: o consumavi, oppure FUORI.
Quella sera, vi era anche un nuovo avventore, entrato lì mentre fuori pioveva.
Non era di certo umano: le auree delle creature lì riunite spaventava chiunque,
anche chi non aveva particolari capacità extra – sensoriali.
………
Ma lasciamo perdere l’ambiente, e stiamo ad ascoltare un pò i suoi pensieri.
*=*=*=*=*=*
“Piove… e ciò mi riporta alla
mente solo ricordi tristi.
In un giorno di pioggia feci una scelta. Per essa, persi il mio grado, la mia
‘casa’… i miei compagni…
Ma non mi pento della mia scelta. Era un’altra dannatissima battaglia con i
traditori… come li chiamavo allora.
Come ero cieco! Ho poi finalmente capito che si può avere un’altra opinione
senza necessariamente essere un traditore.
Pioveva.
Ed era un’altra… no, non battaglia… STRAGE, ecco il termine esatto… in
cui combattevo contro di loro… quando la vidi; avvolta nella loro tipica
aura… ma era lei: Alia…
Il mio primo ‘amore’… ma le diverse scelte ci avevano portato su fronti
diversi: lei aveva scelto il cambiamento, io la fedeltà… ed eravamo diventati
nemici.
Ci affrontammo… anche prima del suo ‘cambiamento’ ero più forte di lei.
La situazione era rimasta invariata.
Le fui addosso, disarmandola facilmente…la punta della mia spada puntata alla
sua gola…
Esitai. Mi cadde lo sguardo sui suoi occhi… e capii che non avrei mai potuto
ucciderla.
<<Vattene.>> Le dissi, allontanando la lama dal suo collo.
<<Cosa?>> Mi chiese lei, incredula.
<<Vattene da qui. Fuggi. È l’unica cosa che posso fare… per
te.>> A quelle frasi mi riconobbe… sorrise e si preparò a
teletrasportarsi via… quando una lama la colpì a tradimento…alle spalle.
Cadde... dietro di lei uno dei miei confratelli… quanto li odio, adesso che ho
imparato…Sarebbe morta, se non mi fossi scagliato, pieno di rabbia, contro di
lui… ricordo ancora la sua espressione stupita, mentre lo decapitavo…
Alia riuscì a fuggire. Io no.
Mi circondarono. Mi avevano visto risparmiare un nemico… mi avevano visto
uccidere uno dei ‘nostri’ per salvare quello stesso ‘nemico’.
Poco gli importava dell’amore che provavo per lei… avrebbero voluto
uccidermi, ma anche allora ero uno dei più forti della nostra stirpe…
decisero di esiliarmi.
Per sempre prigioniero, in un limbo tra le dimensioni.
Vagai… per quanto? ‘Lì’ tempo e spazio non esistevano… e sarei ancora
prigioniero… se non fosse stato per la pietà di un altro… una creatura di
questo mondo: Sariel Ancestral, dei Draghi Ancestrali.
Mi tirò fuori dalla mia eterna prigione, convinto che chiunque meritasse
un’altra possibilità.
Venni accolto dalla sua gente… e per la prima volta, vissi in pace.
Decisi di scoprire il mondo in cui mi trovavo… come rimpiansi a lungo quella
decisione: proprio mentre viaggiavo, in un altro giorno di pioggia… gli
Ancestrali vennero sterminati… dai loro stessi simili.
Vagai, ancora e ancora.
Osservando il mondo cambiare.
Cercando di riparare alla scomparsa di coloro che si erano dimostrati miei
amici.
Combattendo, molte volte, contro i Demoni… e al fianco di uno di loro.
Ben diverso dalla sua stirpe, mi ridette quell’onore che credevo scomparso nel
giorno in cui salvai Alia dalla morte.
Sì. Posso affermare che Garv Caos Dragon m’insegnò a combattere per ciò in
cui credevo veramente.
Mi diede quella doppia lancia che ora porto con me… e mi fece scoprire che non
tutti i confratelli di Sariel erano morti: il piccolo Valtier era
sopravvissuto… anche se ora era un Demone al servizio di Garv. Ora era Valgarv.
Oggi, …‘qualcosa’ è penetrato in questo mondo… anticamente, avrei
atteso degli ordini per combattere contro questa minaccia.
Ma non posso farlo.
Combatterò.
E tremino quelle creature, poiché Gabriel, Arcangelo delle schiere dei Serafini
sarà al fianco degli umani.
Non dei Draghi, altezzosi e superbi.
Non dei Demoni, oscuri e crudeli.
Ma con chi, da sempre, combatte per sé stesso e per la salvezza di chi gli è
caro.
E forse, la pioggia smetterà di ricordarmi l’amore che difeso…”
…Questa è una storia
che finisce così...
…Ho difeso,
ho difeso il mio amore…
FINE
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4) UNO STRANO INCONTRO
Di KillKenny
FF collegata al ‘ciclo’ Slayers New
Cosa può spingere un uomo ad avventurarsi in territori dimenticati da Dio e
dagli uomini?
Può essere la sete di avventura, di solitudine, di pace…
Può essere una vendetta…
Può essere… tutto e niente.
Diversamente da altri, Zelgadiss Greywords si trovava in quelle terre con uno
scopo ben preciso: trovare un rimedio alla maledizione che lo aveva trasformato
in una chimera.
Terre dimenticate da Dio e dagli uomini?
Dagli Umani, sicuramente. Da LoN? Ne dubitava.
E così continuava a viaggiare, in testa il suo obbiettivo, nel cuore una
promessa d’amore, alla cintura il pegno della stessa: un amuleto azzurro, dono
di una Principessa abbastanza innamorata da passare sopra al suo aspetto non –
umano.
<<Pochi anni, ecco quello che ti chiedo: se non troverò una cura, tornerò
da te.>> Le aveva detto, quando si erano separati, dopo la battaglia con
la Dark Star.
<<Pochi anni, e poi, che tu sia tornato ‘normale’ o meno, ti cercherò,
ti troverò e rimarrò con te.>> Gli aveva detto Amelia di Saillone,
dandogli un bacio che a tutt’oggi lo faceva ancora fremere… di desiderio.
LoN, come gli mancava la SUA piccola principessa.
<AAAAH!> Una voce di donna distrasse Zel dai suoi pensieri. Estratta la
sua spada, correndo alla sua proverbiale velocità, si diresse verso la fonte
del grido… e vide una donna venire aggredita da un Brass Demon, il cui
aspetto… sbavante… chiariva fin TROPPO bene le sue intenzioni.
Evocando l’Astral Vein sulla sua lama, si preparò ad affettare il demone:
rispetto ai pesi massimi come Garv, Phibrizio o la stessa Dark Star, quello era
un moscerino. D’improvviso…
<HOHOHOHOHOHO! E così pensavi di sorprendermi? Sei riuscito solo a farmi
urlare dallo schifo… |Rah Tilt!|>
Nel vedere il demone dissolversi come nulla, Zel valutò che la potenza magica
della donna fosse almeno pari alla sua… il che è incredibile!
Osservandola meglio, notò alcune cose: era alta almeno quanto Gourry… e le
sue forme erano tali, che al primo sguardo al petto, dovette arginare una
cospicua perdita di sangue dal naso.
Poi notò il ‘costume’ che indossava… e i conti non gli tornarono: da come
era fatto, sembrava l’uniforme del Corpo delle Amazzoni di Zefilia… ma
quelle non portavano con sé armi da taglio, optando invece per archi o
balestre. In secondo luogo, l’accento con cui si esprimeva era quello di
Saillone… chissà poi perché, gli ricordava Amelia…
<Grazie per l’aiuto, signor…?> Chiese la donna.
<Zelgadiss Greywords, signorina…?>
<Naga del Serpente Bianco.> Questo spiegava alcuni dei suoi dubbi:
un’avventuriera, probabilmente appartenete in passato a quella branca
dell’Esercito di Zefilia così… particolare.
Tre giorni dopo…
“Caro diario,
scusa se sono dieci anni che non scrivo sulle tue pagine, ma oggi ne ho proprio
bisogno.
Per me, la situazione è diventata un incubo: prima accorro in difesa della
classica fanciulla indifesa, solo per poi scoprire che è tutto, FUORCHÈ
indifesa, e per finire quella stessa matta inizia a seguirmi come un cagnolino.
Seccato, le ho chiesto perché mi segue: a quanto pare, sarebbe interessata a
conoscere alcuni miei incantesimi, per poter competere meglio con una sua
rivale. Chissà chi è così PAZZO da mettersi contro di lei.
Ho anche rischiato circa 10 volte mi finire schiacciato sotto quei ‘cosi’
che crea, e che dovrebbero essere Golem… domani cercherò di insegnarle a
controllare alcuni dei suoi incantesimi: ne può utilizzare di potenti, ma non
sa controllarli bene…”
Per la nostra discinta maga, la situazione era… complicata. Aveva visto
l’amuleto che Zel portava con sé, e sapeva benissimo a chi apparteneva: alla
sua sorellina Amelia.
Quando gli aveva chiesto di chi fosse, le aveva risposto <<…una persona
a cui ho fatto una promessa.>>, e ciò le aveva fatto capire che il bel
ragazzo con cui viaggiava era off – limits, per lei.
Comunque, era riuscita a strappargli la promessa di aiutarla ad apprendere nuovi
incantesimi. Su una cosa lui era stato irremovibile: doveva imparare ad usare
anche la spada. In quelle terre, era frequente imbattersi in zone dove la magia
era inutilizzabile.
Si addormentò, in attesa di ricominciare gli allenamenti, la giornata
successiva.
Era passato un pò di tempo, e i due continuavano a viaggiare.
Naga aveva imparato a usare la spada: non era certo ai livelli di Gourry o dello
stesso Zel, ma se la cavava.
“Devo trovare una cura… Così potrò tornare da lei… mi manca…
DANNAZIONE! Se dovessi fallire, non me lo perdonerei… Spero che Naga non si
faccia strane idee su di me…
… Porca…! Devo smetterla di pensare certe cose…!”
Infatti, ogni volta che la guardava, aveva come un flash… in cui vedeva Amelia
con indosso un costumino simile… e oltre all’inevitabile getto di sangue dal
naso, si sentiva… attratto dall’idea di vederne DAVVERO l’effetto!
………
Aveva decisamente bisognosi farsi controllare.
Si coricò, cercando di pensare alla sua prossima meta: un tempio la cui
sorgente era in grado di spezzare ogni maledizione… almeno così dicevano le
carte in suo possesso.
E una nuova alba sorge sui nostri eroi,
nel loro viaggio verso nuove avventure…
Non sempre le persone vano all’avventura per soldi o ‘illuminazione’
spirituale. Alle volte, l’amore può essere un incentivo molto… convincente.
...Continua questa storia,...
... di astuzie e di guai...
FINE